L’Intuizione è la forma di conoscenza del futuro.
Finora l’umanità si è servita per lo più di due modalità di accesso alla conoscenza.
La credenza: so qualcosa perché altri mi hanno trasmesso tale conoscenza, pur non avendola verificata di persona. È ancora la modalità conoscitiva più diffusa presso la gran parte degli esseri umani.
La dimostrazione intellettuale unita al metodo empirico: figlia degli studi naturalistici propri della filosofia greca e dell’approccio razionalistico sviluppato dalla teologia cristiano-cattolica, questa è la forma di conoscenza su cui si sono costruite le scienze moderne. Essa ha il vantaggio di fare affidamento sulla solidità dell’esperienza diretta e sul rigore formale del pensiero logico-deduttivo. Una minima parte della popolazione mondiale è realmente in grado di applicare questa forma di sapere alla propria vita.
L’Intuizione, a differenza delle prime due forme di conoscenza, non sorge a partire dall’esterno ma dall’interno dell’individuo. È un momento di esperienza diretta di un archetipo del Sé: nei termini evangelici, l’Intuizione non è una conoscenza dedotta dalla personalità individuale (“carne e sangue”), ma un momento di Grazia in cui la nostra Anima è stata attraversata da un codice energetico proveniente direttamente dalla Sorgente (“Il Padre nei Cieli”). Poiché attinge direttamente dal codice strutturale di cui la realtà fenomenica è espressione, l’Intuizione è la sola forma di conoscenza che è sempre e rigorosamente esatta.
Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli… -Mt 16, 17
In quanto è il prodursi di una comunicazione spontanea del Sé, la vera Intuizione è una Grazia proveniente da Dio:essa non può essere provocata con una tecnica.
Vi sono tuttavia alcuni accorgimenti che permettono di mantenere aperto il canale di comunicazione tra Anima e personalità, permettendoci di cogliere l’Intuizione quando si manifesta:
- Allenarsi al Ricordo di Sé, ossia a dimorare nel senso di esserci oltre la mente: se siamo sempre identificati con la mente, il chiasso interno prodotto dal lavorio mentale ci farà perdere la maggior parte delle comunicazioni che la nostra Anima ci invia, per così dire.
- Svolgere un lavoro di risoluzione dei propri nodi psichici: traumi ed emozioni irrisolte, generano uno stato interno di perenne conflitto, e dunque un ambiente interiore rumoroso che impedisce di percepire la vibrazione fine con cui si manifesta l’Intuizione.
- Il discernimento del cuore: lo sviluppo, attraverso la pratica, della capacità di riconoscere il sentire interno che si accompagna alla conoscenza intuitiva. Spesso infatti, anche quando il Sé ci rivela intuitivamente una verità, che prende forma in un pensiero verbale, un’immagine o una sensazione, la lasciamo passare inosservata in quanto non la distinguiamo da un qualunque pensiero meccanico o stato emotivo ordinario della personalità. Questo particolare allenamento comporta l’assunzione di rischi: inizialmente non sappiamo se ciò che ci pare un’Intuizione lo è realmente; dovremo giocarcela, per così dire: provare a fidarci del nostro sentire, e avere il coraggio di fare o dire ciò che la presunta Intuizione ci suggerisce. Spesso sbaglieremo. Faremo scelte poco felici. Ma svilupperemo una forma d’audacia e poco a poco impareremo a riconoscere le vere Intuizioni da tutto il resto: la riprova della veracità di un’Intuizione, sta nel fatto che quando la si segue\la si mette in pratica, questa ci porta sempre a un miglioramento della nostra qualità di vita, a un innalzamento della nostra vibrazione e a un grado di connessione più stabile e profondo con l’Anima.
Alessandro Baccaglini
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